Intersezioni

Il 10 dicembre è stata la Giornata per i Diritti degli Esseri Umani (anniversario dichiarazione universale diritto dell’uomo del 1948) e degli Esseri Animali.

Assodato il poter riflettere sulla distinzione uomo-animale (non lo faremo in questo post), vogliamo fare una breve riflessione invece sul tema dei diritti.

Siamo abituatə, quando parliamo di diritti, a pensare a quelli civili e sociali che ci riguardano, e della mancanza dei quali noi persone queer, razzializzate, disabili, sex workers, senza dimora o senza lavoro conosciamo bene, ma molte volte ci fermiamo là.

Ci fermiamo a non riflettere sul tema dello sfruttamento, lo facciamo poco nell’ambito della nostra specie, specie quando analizziamo situazioni geograficamente e socio-politicamente lontane da noi e ancor meno nell’ambito delle altre specie.

Quali diritti ci sono nello sfruttare e uccidere gli animali per le nostre comodità e per i nostri privilegi quandanche addirittura per divertimento?

Come associazione queer sentiamo molto il bisogno di parlare di questo tema, proprio perché è soprasseduto se non da poche realtà che si occupano di Antispecismo.

È una questione difficile, ma abbiamo l’ambizione di aiutare a portarlo a un livello più esterno per farlo arrivare a più persone possibili, poiché a fronte del suo essere poco “popolare”, riguarda invece tanti aspetti di attivismo dei quali ci occupiamo quotidianamente.

E non parliamo solo della questione ambientale, che è comunque tremendamente dirimente, ma anche del fatto che lo sfruttamento animale si mette pienamente in sincronia con una visione sociale patriarcale capitalista.

Lo fa dallo sfruttamento dei corpi, delle risorse, nella tortura, nella chiusura in lager, nella traslazione del fatto che gli atti di cui sopra siano più sopportabili se fatti ad alcune soggettività rispetto che ad altre.

Vale per le persone morte in mare delle quali in fondo ce ne freghiamo il giusto, o nelle persone che abitano in ambienti distrutti dalle guerre, che però sono poco importanti perché distanti dall’ uscio di casa nostra.
O distanti dalla nostra cultura.

Come è possibile non vedere il collegamento in questo?

Non chiediamo e non crediamo certo nella rivoluzione culturale che porterà alla fine di tutto questo domani, nè crediamo che dopo secoli di assimilazione di cultura dello sfruttamento e della violenza vengano cancellati chiedendo di diventare tuttə veganə.

La questione, purtroppo, è molto più ampia.
Iniziamo a parlarne, ognunə nel nostro piccolo.

Perchè è inutile parlare di diritti degli animali non umani, collegandoli ad una giornata storica per la nostra specie, se lo si fa in in ottica che è comunque esageratamente antropocentrica.

Usciamo dalla comfort zone o perlomeno discutiamone.

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